Anna Ferrarini (1904-1989) - Scritto di Anna Ferrarini per Giorgio Calligaris

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Lo scritto è senza data ma si colloca negli anni '70.

Alla fine dell'800 un piccolo gruppo di artisti e di aristocratici tentò coraggiosamente di adoperarsi per la rinascita dell'artigianato in Italia già così mortificato e stroncato (?) dal così detto "Stil nuovo".
Ispiratori e animatori dell'impresa furono l'artista poeta Alfondo Rubbiani e la Contessa Lina Cavazza - alla quale nei primi tempi si unì la Contessa Carmelita Zucchini.
Gli animatori, i collaboratori e i Soci, ebbero la gioia di veder realizzato il loro sogno, perché fu un rifiorir dell'artigianato artistico. Lavori in legno ad intagli ed intarsio - lavori in ferro battuto - rilegature raffinate - ricami, merletti, montature di gioielli.
Vendite, commissioni, premi, tutto lasciava credere che si riuscisse a vincere la battaglia contro il mal gusto - ma fu breve speranza - quando il risultato tecnico e artistico superava le speranze, mancarono i già scarsi finanziamenti e la Società fu costretta nel 1903 a sciogliersi.
Intanto dal 1900, la Contessa Lina Cavazza, aveva silenziosamente e fervidamente lavorato. Sapeva che a Bologna non mancavano abilissime ricamatrici che sprecavano mirabili punti a seguire brutti disegni.
Le riunì e insegnò loro quel punto reticello antico capostipite di tutti i merletti e che nell'uso comune prese il nome di Aemilia Ars.
Le operaie divennero sempre più numerose ed esperte e così la bella arte femminile, entrata timidamente a far parte della Società, rimase la sola a realizzare il programma, portandone il nome con onore in tutto il mondo.
Si costituiva una Società anonima cooperativa allo scopo di esercitare l'industria del merletto e ricamo secondo la più eletta regola e tradizione dell'arte, senza togliere la donna dal focolare domestico. Nella Sigla rappresentante la Società Aemilia Ars è raffigurato l'antico focolare, cioè l'ambiente dove la donna lavorava.
L'stituzione ebbe anche carattere cooperativo perché ad ogni lavoratrice veniva distribuita una quota sugli utili generali, in proporzione al lavoro compiuto.
Il rapido crescere e allargarsi della istituzione condusse ad ottimi risultati tanto che la Società ebbe commissioni da S.M. la Regina Madre, da molte case signorili d'Italia e dall'estero.
Il punto reticello (capostipite di tutti i punti) di disegno geometrico e il punto in aria si alternarono con il punto reale, rilevato, e alle piccole volute del punto riccio, ottenendo un perfetto equilibrio tra pieni e vuoti.
Dal 1500 al 1700 a Bologna fiorirono le arti della tessitura, del ricamo e delle trine. Bologna aveva da allora ammirazione ed amore per quest'Arte femminile. Nella pittura del Costa in S. Giacomo Maggiore, gli abiti dei Bentivoglio sono arricchiti da fregi ricamati e merletti.
A Bologna furono pubblicati due fra i più importanti volumi sull'arte della trina. Il più antico è quello del bolognese Passarotti, "Libro di lavorieri", dedicato alla Serenissima Margarita d'Este Duchessa di Ferrara.
I disegni riprodotti, per i punti usati, non hanno nulla di geometrico e sono ispirati da fiori, tralci, animaletti.
In questo raro volume ogni fregio è dedicato a una dama bolognese ed è composto da emblemi araldici e da simboliche allusioni a ciascuna di loro.
L'altro libro del 1639 è un grande album intitolato "Vari disegni del merletto" ed è di Bartolomeo Danieli bolognese - altri merletti sono riprodotti in ritratti eseguiti dalle pittrici bolognesi Lavinia Fontana e Elisabetta Sirani - sono modelli di trine.
All'inizio della prima guerra mondiale l'Aemilia Ars dovette chiudere il laboratorio. Ma la Contessa Cavazza non volle abbandonare le sue collaboratrici che furono adibite a cucire biancheria per i soldati. Così si riuscì a dare alle donne un sicuro costante guadagno ed anche a pagare i debiti che le difficoltà dei tempi di guerra avevano portato.
Appena finita la guerra il lavoro venne ripreso immediatamente.
Altra iniziativa della Contessa Cavazza fu la creazione di una filanda nel Castello di S. Martino, dei conti Cavazza.
In telai venivano tessute a mano tele perfette con bellissimi disegni.
Dal 1923 al 1932 fu il periodo d'oro dell'Aemilia Ars.
Nel 1925 riunite tutte le lavoranti e collaboratrici, nel grande salone di palazzo Cavazza, fu festeggiato il 25o anniversario della fondazione. A tutte la Contessa regalò un ditale d'argento con incise due date 1900-1925.
Malgrado il lavoro sempre intenso, si era nel 1934, le cose non andarono del tutto bene. Pochi centimetri di merletto richiedono ore di paziente lavoro e quindi (era) necessario tenere prezzi non certo alla portata di tutti.
Ancora per due anni il laboratorio rimase aperto con sacrifici e disinteresse da parte delle collaboratrici che spontaneamente rinunciarono a metà dello stipendio. Ma difficoltà si abbatterono ancora - con le Sanzioni l'esportazione del tutto nulla - non più possibile avere il lino che veniva dal belgio, e la Società fu posta in liquidazione (1936).
Prima della liquidazione la Contessa aveva donato al Comune di Bologna un campionario di merletti e ricami e quasi intera la collezione Malvezzi consistente nell'esecuzione dei disegni del Passarotti. Tutto questo si può ammirare nella Galleria di Palazzo d'Accursio.
Resya a ricordo una splendida pubblicazione del 1929 voluto dalla Contessa Lina Cavazza, nella quale illustra i più memorabili lavori eseguiti dalle ricamatrici bolognesi: "Merletti e Ricami dell'Aemilia Ars".
Il Volume si compone di 4 parti. Disegni copiati dal rarissimo libro del Passarotti - quelli copiati da altri modelli antichi - quelli adattati a usi moderni sempre tratti da antichi disegni e quelli tratti da artisti di oggi, i più, del Rubbiani, di Casanova, Collamarini.

L'Aemilia Ars fu acquistata nel 1936 dalla Signora Lena Bonaveri e la contessa rimase sempre preziosa consigliera e ispiratrice fino al 1942 quando il 14 maggio chiuse la sua nobile esistenza.
La Società Aemilia (Ars) posta in liquidazione nel 1936 fu rilevata dalla Sigra Lena Bonaveri, in proprietà fino al 1945. Dal 1943 al 1945 (tempo di guerra) l'attività del laboratorio fu quasi nulla poiché nel 1943 il negozio fu parzialmente colpito - fortunatamente senza danni alla parte artistica.
A guerra finita l'Aemilia Ars  riaprì laboratorio e negozio e fu rilevata dalla Signora Maria Losi Garagnani e porta ancora il nome di Aemilia Ars.
Queste note mi sono state richieste. Sono state scritte da me: nel 1923, giovanissima, enttrai all'Aemilia Ars ed ò goduto di tutto il miglior periodo.
A guerra finita, quando si è riaperto il laboratorio, ò ripreso il mio posto di lavoro: interpretazione a ricamo, a merletto dei vecchi disegni di veri artisti. Variazioni e modifiche di questi disegni quando ciò si richiedeva. Accanto a me erano donne intelligenti e sensibili che lavoravano con lo stesso amore.
Oltre ai miei ricordi vissuti, altri li ho raccolti dalle collaboratrici dei primi anni dell'Aemilia Ars. Dalla Signora Lena Bonaveri, Signorina Bice Ronchetti e Fanny Gregori.
Dal 1945 sono rimasta ancora al mio lavoro fino al 1970 - ininterrottamente dal 1923 al 1970.

Anna Ferrarini

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